venerdì 24 ottobre 2008

CONFERENZA STAMPA

Cominciano le conferenze stampa di presentazione dell'iniziativa culturale ILPOPOLO.TV

Sabato 25 ottobre 2008 alle ore 11.00 a Canelli presso la sede della PIESSEPI in via G.B. Giuliani

martedì 21 ottobre 2008

"Dimezzate" le montagne piemontesi

Alla provincia di Asti resta la Comunità montana Langa Astigiana e Val Bormida, mentre quella di Alessandria dimezza gli enti specializzati nella tutela della montagna (anche se in molti casi l'altitudine è da collina). La Giunta regionale ha deciso la cura dimagrante per le Comunità Montane, con un taglio netto. Ne rimangono solo 21, le altre vengono accorpate. cinque nelle province di Torino e di Cuneo, una in quelle di Asti e Vercelli, due nell’Alessandrino, tre nel Biellese, quattro tra VCO e provincia di Novara.

“Al di là degli accorpamenti – ha dichiarato la presidente Mercedes Bresso - è importante ribadire che la Regione ritiene fondamentale l’esistenza delle Comunità montane per il governo delle terre alte e per la promozione del loro sviluppo. Ma perché la loro esistenza sia possibile occorre rispettare il vincolo di fissare i confini delle nuove Comunità così come stabilito nella legge finanziaria”.


Provincia di Alessandria
due Comunità montane:
- Valli Curone Grue e Ossona Val Borbera e Valle Spinti;
- Alta Val Lemme Alto Ovadese e dell'Alta Valle Orba, Valle Erro e Bormida di Spigno.

Provincia di Asti
una Comunità montana: Langa Astigiana e Val Bormida.

Provincia di Biella
tre Comunità montane:
- Val Sessera, Valle di Mosso e Prealpi Biellesi;
- Valle del Cervo - La Bursch;
- Valle dell'Elvo.

Provincia di Cuneo
cinque Comunità montane:
- Valli Stura, Gesso Vermenagna Pesio e Risalta;
- Valle Grana e Maira;
- Valli Po Bronda e Infernotto e Varaita;
- Alta Valle Tanaro e Valli Mongia, Cevetta e Langa Cebana e Valli Monregalesi;
- Alta Langa e Langa Valli Bormida e Uzzone.

Provincia di Torino
cinque Comunità montane:
- Val Chiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana;
- Alto Canavese e Orco e Soana;
- Val Ceronda e Casternone e delle Valli di Lanzo;
- Valle Susa e Val Sangone;
- Valli Chisone e Germanasca, Pellice e Pinerolese Pedemontano.

Provincia del Verbano Cusio Ossola
quattro Comunità montane:
- Valli Antigorio Divedro Formazza e Vigezzo;
- Cusio Mottarone, Val Strona e Due Laghi;
- Valle Antrona, Valle Anzasca e Valle Ossola;
- Val Grande, Alto Verbano e Cannobina.

Provincia di Vercelli
una comunità montana: Valsesia.

lunedì 20 ottobre 2008

Va in scena il corso di teatro

L'amletico problema non è essere o non essere, ma piuttosto iscriversi o meno al corso di recitazione che organizzato dall’Associazione culturale «l’Arcoscenico» in collaborazione con l’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Asti.

Le lezioni e i laboratori si svolgeranno come sempre al Centro Giovani di via Goltieri 3, in orario pomeridiano per i ragazzi e in serata per gli adulti che vogliono riscoprire la passione per la recitazione o solamente sentono ardere dentro di loro il sacro fuoco dell'immedesimazione. Dizione, movimento, recitazione saranno le materie di base da studiare.

Ma anche Storia del Teatro e Storia del Cinema, Danze di scena, Dizione Poetica e Trucco. Insomma, una serie di lezioni ben strutturate per comprendere il mondo della recitazione teatrale e cullare qualche sogno nel cassetto. Si inizia a novembre e si finisce a giugno per i bambini (40 euro al mese), mentre per i più grandi, sempre da novembre a giugno, il costo è stato fissato in 60 euro.  

Il vino astigiano è anche... verde

Le città del vino possono essere anche molto rispettose dell'ambiente. Il Comune di Asti, per esempio, è stato riconosciuto “ecologicamente corretto” per le sue politiche a favore della mobilità “verde”. Proprio in questi giorni i rappresentanti delle città italiane a vocazione enologica si sono date appuntamento per una convention dedicata proprio all'aspetto urbano più rispettoso dell'ambiente e dell'ecocompatibilità. 

E così le Città del Vino propongono un modello di vivibilità che accomuna la produzione con il ridotto impatto sull'ambiente. Un buon modello da seguire anche per chi il nettare di Bacco lo stappa e basta.

Il Comune di Asti è stato premiato nella categoria “eco mobilità” per i contributi ai cittadini che decidono di utilizzare mezzi (a motore o a pedali) che non inquinano. Dalle biciclette alle auto a gpl, chi decide di acquistarne uno riceve il bonus dal Comune. 

Sempre nella provincia astigiana, Costigliole d’Asti, è stato insignito di un importante riconoscimento: vincitore assoluto del concorso “Comune riciclone 2008”, promosso da Legambiente. È il comune italiano che ricicla di più e meglio.

sabato 18 ottobre 2008

Rifiuti. Asti nella top ten dei "virtuosi"

Nell'era degli sprechi e del consumismo sfrenato c'è una felice eccezione tra le Langhe e il Monferrato. La Provincia di Asti, infatti, risulta tra i territori italiani in cui si producono meno rifiuti pro capite. Lo dice l'Istat e "l'Osservatorio ambientale città". In proporzione ogni abitante di Asti e dintorni, in dodici mesi, produrrebbe 469 kili di rifiuti. Sembrerebbe una enormità se non si guardasse ad est e ovest del Piemonte: nella provincia granda ogni cuneese fa 555 kili di 'monnezza, mentre gli alessandrini addirittura superano i 600 kili all'anno. per non parlare dei vercellesi che, zitti zitti nelle risaie arrivano a superare i 700 kili a testa. 

Questa "parsimonia" nella produzione di rifiuti in proporzione al numero di abitanti fa salire la provincia di Astinella top ten italiana delle aree con meno spazzatura da smaltire. Fa meglio solo Novara, un gradino più in alto (ottavo posto).

Da Gutemberg a internet: Asti riscopre la Bibbia

Asti sio scopre appassionata di testi sacri. Lo dimostra il buon numero di curiosi ed appasionati che nei primi tre giorni di apertura hanno affollato la mostra della Bibbia, che prosegue fino al 1 novembre nei locali dell'Archivio di Stato di Asti. Il particolare evento è stato organizzata dalla chiesa Evangelica in occasione del 150esimo anniversario della sua presenza ad Asti.

Secondo i responsabili della mostra sarebbero oltre cinquecento visitatori, nei soli tre primi giorni di apertura, hanno ripercorso la storia della diffusione della Bibbia attraverso i quasi mille pezzi esposti alla mostra intitolata "Da Gutenberg a Internet": dai manoscritti su pergamena di libri dell'Antico Testamento ai rari volumi stampati all'inizio del 1500, dalla versione "poliglotta" in otto lingue alla più piccola e moderna, leggibile al microscopio.

Alla cerimonia di apertura sono intervenuti Antonio Baudo, assessore alla Cultura della Provincia di Asti, Gianfranco Imerito, assessore alla Cultura del Comune di Asti, Renzo Remotti, direttore dell’Archivio di Stato di Asti, Ferruccio Iebole, responsabile della Associazione che gestisce la mostra, Enrico Baccella, Gianni Rigamonti e Adino Genta della chiesa evangelica di Asti che cura l'esposizione.

Il sito della mostra: www.mostradellabibbia.org

Da Gutemberg a internet: Asti riscopre la Bibbia

Gli astigiani si scoprono appassionati di testi sacri. Lo dimostra l'audience che sta registrando la Mostra della Bibbia, che prosegue fino al 1 novembre nei locali dell'Archivio di Stato di Asti. Il particolare evento è stato organizzato in occasione del 150esimo anniversario degli Evangelici ad Asti.

La Chiesa fa sapere che nei primi tre giorni di apertura sono "passate" almeno 500 visitatori che hanno potuto scoprire la storia della diffusione della Bibbia attraverso i quasi mille pezzi esposti alla mostra intitolata "Da Gutenberg a Internet": dai manoscritti su pergamena di libri dell'Antico Testamento ai rari volumi stampati all'inizio del 1500, dalla versione "poliglotta" in otto lingue alla più piccola e moderna, leggibile al microscopio.

Alla cerimonia di apertura sono intervenuti Antonio Baudo, assessore alla Cultura della Provincia di Asti, Gianfranco Imerito, assessore alla Cultura del Comune di Asti, Renzo Remotti, direttore dell’Archivio di Stato di Asti, Ferruccio Iebole, responsabile della Associazione che gestisce la mostra, Enrico Baccella, Gianni Rigamonti e Adino Genta della chiesa evangelica di Asti che cura l'esposizione.

Il sito della mostra: www.mostradellabibbia.org

domenica 12 ottobre 2008

FACEBOOK? Che cos'è questo strumento?

È il fenomeno del momento, il social network più popolare, l’affare più ambito. Per chi ancora non lo conosce, un invito guidato alla prova di quest’applicazione online all’avanguardia .

Fino a qualche mese fa era noto soltanto all’interno delle fraternity e sorority dei college americani. Poi è arrivato in Europa, passando per le onuste facoltà di Oxford e Cambridge. Adesso Facebook, il social network nato nel 2004 dall’idea di alcuni studenti di Harvard, è uno dei siti più visitati e utilizzati anche in Italia. Inizialmente più ristretto rispetto a MySpace (l’iscrizione era riservata solo a chi fosse iscritto a una facoltà universitaria), Facebook si è guadagnato sul campo la nomea di rete sociale più seria e adulta rispetto ad altri sistemi concorrenti. Gli studenti americani, a quanto pare, lo vedono come parte integrante imprescindibile della loro vita sociale, in facoltà e fuori: su Facebook si organizzano feste, si discute, si creano amicizie e amori tra studenti anche fisicamente lontani.

Non è un caso, insomma, se Microsoft ha deciso recentemente di acquistare una piccola quota di Facebook. A quanto pare, il futuro del social network è tutto lì, nascosto tra i 42 milioni di pagine personali, e nemmeno il più folle degli investitori si lascerebbe sfuggire un tale bottino di “capitale umano”. Ma a che cosa serve Facebook? La risposta è più o meno sempre la stessa: aggregazione, condivisione di contenuti, creazione e mantenimento di relazioni eccetera. Bisogna provarlo, per poi decidere se abbandonare il proprio profilo al suo destino o visitarlo almeno sporadicamente per aggiornarlo (e aggiornarsi su quello degli amici).

La pagina iniziale di Facebook è spartana e a prima vista poco accattivante. Spiega alcune delle possibilità del network, da cui si può capire al volo che siamo di fronte ad una rete sociale più generica e globale, rispetto ai possibili contenuti, di Last.fm, Flickr o Anobii. In effetti (lo si vedrà nel dettaglio realizzando il proprio profilo personale) Facebook ingloba, in un certo senso, tutti i possibili social network affiancando interessi musicali, fotografici e bibliografici.

Corsi online:

Dopo la registrazione (che, coerentemente con le origini di Facebook, richiede di segnalare se studiamo in una high school, in una università o lavoriamo in un’azienda) accederemo a una pagina personale che ovviamente sarà pressoché vuota. Le uniche informazioni presenti possono essere il proprio nome, il link alla possibilità di modificare il proprio profilo (foto e dati personali), un box dedicato agli amici (vuoto, finché non si cerca qualche amico da aggiungere), un mini-feed che rappresenta la storia delle azioni che compiamo in Facebook e un Wall, ossia una bacheca, dove appariranno i messaggi personali degli amici (o di chi passa dal nostro profilo in genere). I box Information e Education appariranno automaticamente una volta completate le informazioni del proprio profilo.

Prima di considerare le modifiche al profilo, però, due parole sui cosiddetti “box”. Le informazioni, su Facebook, vengono disposte all’interno della stessa pagina web in riquadri (richiudibili e/o espandibili) con un titolo e un proprio contenuto. La particolarità dei box è che si possono spostare come si vuole nella pagina, un po’ come nel vecchio gioco del quindici, dandogli spazio nella colonna centrale dei contenuti o “relegandoli” nella colonna di sinistra, più stretta. E questo è l’unico modo di personalizzare la “forma” della propria pagina personale, che per il resto è tutta basata sui contenuti.

Selezionando il link Edit accanto a Profile (la prima voce del menu in testata), si accede a una serie di finestre in cui si va dalle informazioni di base (data di nascita, sesso, e persino le preferenze politiche e religiose – ovviamente non obbligatorie) a informazioni più dettagliate su come essere contattati, che tipo di relazioni si accettano su Facebook (ebbene sì, almeno negli Stati Uniti il network è molto usato per la “caccia grossa”), gli interessi personali, le scuole fatte, il proprio lavoro, e infine la propria fotografia.

A questo punto la pagina personale dovrebbe apparire sensibilmente più ricca di contenuti. Anche il mini-feed riporterà informazioni come “hai aggiornato il tuo profilo”. Adesso, prima ancora di capire come si può riempire la propria pagina con diversi altri contenuti, è il momento di usare gli altri due comandi del menu principale, Friends e Networks (Inbox è semplicemente un sistema di posta interna a Facebook che permette di scriversi privatamente tra “amici”).

Anche se non si cercano o si invitano amici su Facebook, state pur certi che qualcuno prima o poi lo farà con voi. Quindi tanto vale cominciare subito: basta dare in pasto la propria rubrica di indirizzi (per esempio, Gmail, Hotmail o Yahoo!) a Facebook, e il sistema restituirà una lista di contatti che sono già iscritti al network. Per tutti gli altri, resta la possibilità di invitarli ad usare Facebook. Chi ha già un profilo può essere aggiunto alla propria Friend list con pochi click: Facebook richiede di segnalare anche come si è conosciuta una persona, se la conoscenza è superficiale o meno, e altre (utili) amenità del genere. Iscriversi in un network, invece, non vuol dire iscriversi a un “gruppo di interesse” (ci sono anche quelli, comunque). Significa certificare la propria appartenenza a un college/università, o quantomeno al network di una nazione. Il network Italy, dove generalmente si inseriscono gli utenti italiani, conta oggi quasi 95.000 iscritti. La pagina di un Network è simile a una pagina personale, con informazioni, eventi, statistiche, e un wall comunitario per i messaggi.

Ma torniamo al nostro profilo. Una volta aggiunti gli amici, si comincerà a visitare le loro pagine, e si noteranno una serie di box finora sconosciuti. Sono le cosiddette Facebook applications, piccoli widget di terze parti che possono essere inseriti e spostati qua e là nella propria pagina personale. Ad esempio, ci sono applicazioni che “inglobano” in Facebook altri strumenti sociali: c’è l’applicazione per Twitter, quella per Last.fm, quella per Anobii, quella per Flickr e ci sono perfino applicazioni che replicano in Facebook il feed rss del proprio blog o dei post condivisi dei blog che ci piace seguire. Poi ci sono applicazioni più ludiche, come il mega-smiley dell’umore, la mappa interattiva dei paesi visitati, la citazione del giorno o le dichiarazioni di fandom. Ma soprattutto ci sono le applicazioni ludiche di gruppo, che per alcuni sono il sale di Facebook: sono i vari vampiri, zombie e lupi mannari di cui spesso si sente parlare, per cui un utente “morde” un amico e lo contagia facendogli vivere una vita parallela da mostro.

Alcune di queste attività possono sembrare un po’ inutili: nulla di male, rispondono solo a una particolare esigenza della comunicazione, la famosa funzione fatica. Come lo “squillo” senza risposta su cellulare, che serve solo a dire “ti sto pensando”, un morso di licantropo o un poke (una “toccatina”) su Facebook hanno la stessa funzione. Non dicono nulla, se non che il canale “è aperto”.

Se si desidera inserire un’applicazione sulla propria pagina in Facebook basta selezionarla e installarla (c’è un vero e proprio procedimento che presenta anche alcune opzioni e descrive l’utilizzo dell’applicazione). Se non si è per questo tipo di giochi, ma si preferiscono i più tradizionali gruppi, basta selezionare Groups nel menu delle applicazioni all’estrema sinistra della pagina (Groups è presente fin dal momento dell’iscrizione, come anche Photos, l’applicazione che permette di creare album fotografici visibili agli amici di Facebook o anche all’esterno). I gruppi, come sempre nei social network, si possono cercare, sottoscrivere e si possono anche creare ex novo. Ogni gruppo ha la sua pagina con la sua photo gallery, il suo wall e le sue news.

Anche Events e Marketplace sono presenti nel menu applicazioni fin dall’inizio: la loro funzione è quella di creare e segnalare eventi da condividere con la propria lista di amici (le feste universitarie di cui si diceva più sopra) e di leggere e scrivere piccoli annunci economici, immobiliari e di lavoro – una delle funzioni per cui Facebook è più usato nel mondo. Qualsiasi annuncio può essere letto e successivamente condiviso con altri amici e/o inserito nella propria pagina personale per dargli più risonanza. Inserire un nuovo annuncio è ancora più semplice: basta cliccare su Add a new listing e seguire le istruzioni (ci sono anche modelli predefiniti di annuncio). Per gli eventi la procedura è simile (c’è il tasto Create an event), e si può decidere se l’evento è aperto a tutti, a un network particolare o a una lista chiusa di amici di Facebook. Molto convenientemente, ogni volta che si riceve un invito, c’è la possibilità “RSVP” di segnalare subito la propria presenza o assenza.

Lungi dall’essere soltanto l’ultima moda in fatto di web 2.0, Facebook è in ultima analisi la più completa ed efficace evoluzione di quello che in un tempo neanche troppo lontano si chiamava “avere la propria pagina su Internet”. Una summa personale della propria identità, delle proprie competenze, dei propri interessi e della propria voglia di partecipare, anche giocando. Un’occasione in più, insomma, che può essere più o meno adeguatamente sfruttata. A voi la scelta.

FONTE: http://www.webmasterpoint.org

giovedì 2 ottobre 2008

LA DIGITALIZZAZIONE DEL 10% DEI DOCUMENTI PRODOTTI PORTEREBBE AD UN RISPARMIO DI 3 MILIARDI DI € L’ANNO E BENEFICI INDOTTI IN TERMINI DI EFFICIENZA

La gestione dei documenti amministrativi vale per il “Sistema Italia” oltre il 2% del Pil ed l' obiettivo di trasferire appena il 10% dalla carta su supporti digitali, ossia la dematerializzazione, genererebbe un risparmio annuo di 3 miliardi di €, ripetibile ogni esercizio successivo. A porre in evidenza la convenienza non solo economica, ma anche in termini di maggiore efficienza e di miglioramento dei servizi offerti ai cittadini e alle imprese, senza entrare nell’aspetto ambientale ed ecologico, è il “Libro Bianco sulla dematerializzazione della documentazione amministrativa”, voluto da Lucio Stanca, ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, e coordinato dal prof. Pierluigi Ridolfi, presidente dello specifico Gruppo di lavoro.
Le tecnologie digitali sono una rilevante risorsa per l’efficienza e la produttività della PA. Uno Stato che costa meno e lavora meglio crea più ricchezza per il Paese. L’impulso dato dalla politica per la modernizzazione della PA attraverso nuove applicazioni tecnologiche, un quadro normativo coerente, un’organizzazione dedicata, un metodo condiviso ed una cultura diffusa dell’e-Goverment, consente oggi di realizzare quegli ingenti benefici, in termini di risparmio e di efficacia, che il passaggio del documento amministrativo dalla carta al bit ha sempre prospettato. Il progetto di dematerializzazione è collegato al più ampio impegno di razionalizzare i processi di trasformazione e modernizzazione della burocrazia italiana.
La dematerializzazione dei documenti, pur essendo solo uno dei tasselli della riprogettazione delle procedure della PA in una prospettiva digitale, è quella sulla quale è possibile realizzare interventi concreti con maggior rapidità. Del resto, oltre ad un quadro normativo sostanzialmente completo a partire dal Codice dell’Amministrazione digitale (già in vigore da anni), anche le tecnologie per la redazione, firma, protocollo informatico, trasmissione e archiviazione dei documenti informatici sono adeguate. Manca solo una significativa azione di sensibilizzazione e di formazione del personale coinvolto per realizzare la tanto auspicata ‘scomparsa della carta’.
L’analisi apre un ampio e inedito spaccato non solo sui costi attuali per la gestione tradizionale, ossia manuale, della documentazione, ma anche sui vantaggi derivanti dal passaggio alla digitalizzazione. Secondo un’indagine del CNIPA, ad esempio, nelle sole amministrazioni centrali, e senza tenere conto di settori importanti quali la giustizia dei Tribunali, sono stati prodotti circa 110 milioni di documenti, che hanno innescato 160 milioni di registrazioni di protocollo e 147 milioni di documenti archiviati. Solo per lo smistamento e il protocollo di questa montagna di carte sono state impegnate oltre 55 mila persone (tanti quanti gli abitanti di Cuneo o Agrigento), in 19 mila uffici. Il costo stimato di gestione (trasmissione, protocollo, copia e archiviazione) dei documenti della sola Pubblica amministrazione centrale (Pac) supera i 3 miliardi di €, mentre la Pubblica amministrazione locale (Pal) spende non meno di 1,5 miliardi di € l’anno.
La gestione del foglio stipendio di 1,5 milioni di dipendenti pubblici costa attualmente oltre 40 milioni di € l’anno richiedendo più di 1.100 impiegati. Compiendo una estrapolazione per tutti i 16 milioni di dipendenti italiani, pubblici e privati, il costo supera il miliardo di € l’anno. Per questo già nella Pac è in corso il graduale passaggio al cedolino on-line, che arriva sulla e-mail del dipendente: solo per la riduzione dei costi di carta e oneri di distribuzione fisica delle buste paga si avrà un risparmio di circa 27 milioni di € l’anno.
L’attuazione della dematerializzazione è un’opportunità rilevante di risparmio e di efficienza non solo per la PA, ma anche per le aziende e per i cittadini tutti riducendo il costo della carta, trasporto, conservazione e ricerca. Soltanto nella Pubblica Amministrazione Centrale la conservazione in magazzino di un solo documento costa 4 centesimi l’anno, mentre quello di ricezione, trattamento e trasmissione è di circa 15 €.
Il CNIPA è impegnato a sostenere lo sviluppo della dematerializzazione, puntando non solo ad eliminare i documenti in formato tradizionale ora esistenti negli archivi per sostituirli con registrazioni informatiche, ma anche a far sì che tutte le amministrazioni pubbliche adottino criteri che evitino o riducano enormemente la creazione di nuovi documenti su carta.
Per questo il Comitato dei Ministri per la Società dell’Informazione negli anni scorsi ha affidato al CNIPA il Progetto “@P@” con un finanziamento di 18 milioni di €, per l’avvio di condizioni abilitanti e propedeutiche sul versante normativo e infrastrutturali per la diffusione su larga scala nella PA della comunicazione elettronica (nel 2001 il 30% dei dipendenti pubblici informatizzabili aveva una e-mail, ora sono oltre il 90%); per la creazione di una task force per stimolare le iniziative idonee nella PA, nonché la selezione e il co-finanziamento di 30 progetti in 16 amministrazioni, che hanno interessato al digitalizzazione di 300 procedure, con un investimento complessivo di 50 milioni di €.
Quando tutte le iniziative co-finanziate saranno a regime, si otterrà un risparmio di oltre 150 milioni di € per anno, di cui circa la metà attribuibile agli oltre 2.600 anni/persona riutilizzabili e la rimanente metà derivante dagli oltre 75 milioni di pagine di carta di cui verrà annualmente soppressa la produzione, spedizione ed archiviazione, ottenendo anche un sensibile miglioramento della qualità del servizio derivante dall’abbattimento dei tempi delle procedure burocratiche.
Accanto alla promozione della dematerializzazione dei documenti nella PA, prosegue anche quella che coinvolge i privati. Su questo fronte, sono molto attive le Poste Italiane che stanno portando avanti progetti innovativi, a partire da quello relativo ai bollettini postali. Ogni anno ne vengono elaborati più di 600 milioni. La nuova modalità prevede che al destinatario sia inviata un’immagine informatica dell’attestazione, con la drastica riduzione dei tempi e dei costi dei controlli”. Un altro settore su cui, soprattutto nel privato, la dematerializzazione può consentire enormi benefici è quello della fatture, la cui gestione costa per ciascuna nota emessa almeno 7 € e, complessivamente, non meno 10 miliardi di € l’anno.
Tra gli strumenti che più stanno agevolando la dematerializzazione ci sono la firma digitale e la posta elettronica certificata. La prima garantisce l’autenticità e l’integrità di messaggi e documenti scambiati ed archiviati in modo informatico, al pari della firma autografa per i documenti tradizionali. Il nostro Paese con oltre 4 milioni di dispositivi distribuiti è quello che, a livello internazionale, registra la maggior diffusione della firma digitale. Non solo, ma proprio per le sue caratteristiche di interoperabilità tra i vari sistemi, il modello italiano è stato preso come esempio a livello UE. La posta elettronica certificata fornisce al mittente la documentazione elettronica, con valenza legale, che attesta l’invio e la consegna dei documenti informatici, ossia anche del contenuto.
Purtroppo persistono ancora freni psicologici e culturali all’abbandono della carta, perché della carta ci si fida, la si vede, la si tocca, oggi c’è e domani ci sarà; mentre il file informatico ha caratteristiche di quasi immaterialità. Qualcuno inoltre ha sollevato problemi di privacy, soprattutto nel settore sanitario. Ma guardando avanti, ci aspettiamo un futuro ricco di novità: i privati daranno avvio alla dematerializzazione di molti documenti; molte amministrazioni pubbliche, come il Ministero dell’Economia e Finanze con la Ragioneria Generale dello Stato in prima fila sta decisamente prendendo la leadership e fanno da battistrada. Seguiti dal Ministero degli Esteri e da quello della Giustizia.
Per i cittadini questo significa una amministrazione meno costosa, dunque più efficiente, e più rapida, ossia potenzialmente più efficace. ‘Meno carta e più informatica’ è, pertanto, il motto che ha accompagnato l’avvio del viaggio del Codice dell’Amministrazione Digitale, con il quale, anche attraverso la dematerializzazione, si rende possibile realizzare il diritto del “cittadino digitale” di corrispondere in modo informatico con le amministrazioni pubbliche e il dovere le stesse amministrazioni di interagire in modo analogo.



DARIO DE MARCHI
giornalista del settore ICT


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Senza veli o senza vergogna?

Un milione e mezzo di euro a fondo perduto per il turismo senza veli. In un territorio dove il mare - habitat ideale per i naturisti - lo si vede in cartolina da Torino hanno pensato bene di appoggiare maggiormente questa pratica, incentivando persino il turismo di nicchia di chi ama girare come mamma l'ha fatto. Puntuale arriva il commento dell'On. Roberto Cota (Lega Nord): “Mi chiedo come in momento di difficoltà come questo si possano stanziare un milione e mezzo di euro di fondi pubblici a fondo perduto per favorire il turismo nudista. Non si tratta di esser bacchettoni, ma semplicemente di avere un po’ di buon senso. Francamente la Regione Piemonte dovrebbe impiegare in altro modo le risorse, per esempio sostenendo i nostri giovani ed i nostri anziani’.

A Cortazzone (Asti) esiste un campeggio per svestiti che sicuramente starà già pensando come spendere la sua parte. Ma c'è chi pensa a tutte quelle strutture costruite non tanto tempo fa, giusto per un evento come le Olimpiadi invernali, e non ancora valorizzate. Il turismo di "tessili" post Giochi dov'è andato a finire?

L'incentivo alle pratiche nudiste potrebbe rivelare anche un altro agghiacciantre fine: abituare i piemontesi (e non solo) a rimanere in mutande...

mercoledì 1 ottobre 2008

Maggioranza sull'orlo di una crisi di nervi? Capita nel Palazzo della Provincia di Alessandria

Maggioranza sull'orlo di una crisi di nervi? Nel Palazzo della Provincia di Alessandria l'altro giorno si è consumato l'ennesimo flop della giunta Filippi che per il rotto della cuffia – e la buona volontà dell'opposizione – ha evitato il patatrac politico, a pochi mesi dalle elezioni. E dire che Paolo Filippi è pronto a ricandidarsi, anche se già questa estate la sua maggioranza era andata letteralmente in vacanza. Il rimpasto di giunta, con dimissioni polemiche di Renzo Penna (imbarcata in corsa sul carrozzone l'esponente locale dell'Italia dei Valori) non era che l'antipasto. Dopo la votazione sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio dell'altro giorno si può parlare apertamente di crisi. O, per dirla alla maniera del PdL, di maggioranza che non esiste più. Il provvedimento è passato, ma con la defezione della Margherita e la permanenza in aula della minoranza che ha regalato il numero legale anziché fare uno sgambetto dalle conseguenze inenarrabili. Luca Rossi, capogruppo Forza Italia-PdL in Commissione Bilancio, ha sottolineato, nel suo intervento in Consiglio, il senso di responsabilità mostrato dall’intero centrodestra garantendo l’approvazione di un atto indispensabile, che una maggioranza ormai allo sbando non avrebbe potuto, da sola, varare.

Anche Ugo Cavallera, vecchio lupo di mare della politica regionale, spara a zero su Filippi & Co: “è ormai al capolinea”. Il gruppo di Forza Italia gongola: “Questo evento dimostra come un esecutivo già piuttosto sfilacciato oggi non esista più e non goda neppure più della fiducia della maggioranza che dovrebbe rappresentare”.

“I nostri consiglieri hanno scelto di rimanere lo stesso in aula e di votare contro gli equilibri di bilancio da noi non condivisi – ha affermato il consigliere di FI, Nicola Sirchia, per senso di responsabilità, per non rischiare il commissariamento della Provincia e soprattutto perché crediamo ancora di dover operare per il bene del nostro territorio, che merita senza dubbio di meglio rispetto a quanto compiuto dall’attuale Giunta”.

La BRUNETTA che fa correre tutti


La cura Brunetta si sta facendo sentire anche ad Alessandria. La corporazione dei dipendenti pubblici dal posto fisso sta scricchiolando anche in riva al Tanaro, sotto i colpi di un tenace mastino dalle piccole dimensioni ma dalla grande determinazione. E dunque i dipendenti di comuni, provincia, enti statali e parastatali hanno incominciato ad alzare la testa dalle scrivanie, si sono stropicciati gli occhi assonnati ed hanno capito che quello lì faceva sul serio. Basta con le uscite dall'ufficio per fare la spesa, basta con i capannelli di impiegati sul pianerottolo per la quinta pausa sigaretta della mattinata.

Alessandria, fino a questa estate, deteneva un triste primato. Dati alla mano, i dipendenti del Comune erano tra i più cagionevoli d'Italia. Ovvero, i giorni di malattia – che magari si appiccicavano sapientemente al week-end o alle ferie – che accumulavano durante l'anno erano molti, superiori ai colleghi di pari strutture pubbliche. A parlar male si fa peccato, diceva il Divo, ma ci si azzecca quasi sempre. In effetti, dopo che Brunetta si è armato per la “crociata” contro gli assenteisti fantozziani lo stato di salute dei dipendenti comunali è magicamente migliorato. Ai posteri le ardue conclusioni.

Le assenze per malattie si sono ridotte del 46% dicono dall'ufficio dell'Assessore Evaldo Pavanello, responsabile del personale. La statistica si riferisce a questa estate quando la voglia di evadere dalle quattro mura dell'ufficio prende un po' tutti. Il dipendente comunale mandrogno no. Aria condizionata al massimo, si è rimboccato le maniche ed ha macinato scartoffie come se fosse un nebbioso lunedì di novembre. Così dicono i numeri.

A sentire alcuni dipendenti di Palazzo Rosso, a nessuno spaventa Brunetta. “Non è cambiato niente” ci dice uno di loro mentre fuma una sigaretta dal balcone. In questi mesi di proteste anti fannulloni ce ne sono state con tanto di cartelli davanti alla Prefettura. Ma tant'è, sembra che Brunetta abbia portato un po' più di senso del dovere anche in quegli uffici dove non brillano – almeno nell'immaginario collettivo – per lavoro sfrenato.

Il Sindaco Piercarlo Fabbio considera la riduzione della malattia un "traguardo piacevole e soddisfacente". Con un limite, però. Esistono ancora le cosiddette “uscite brevi” durante l'orario di lavoro, anche se, dicono all'Assessorato, sono state regolamentate. Come dire, continuate a portare i figli a scuola, fate pure la commissione in centro, ma con giudizio.